Di seguito l’ultima parte dell’intervento di Umberto Balin, Presidente del C.d.A. di Integrè SPA STP Società Benefit, sul tema del passaggio generazionale in azienda. Argomento tutt’altro che scontato e che non manca di riservare non pochi spunti di interesse.

 

Abbiamo introdotto negli scorsi interventi alcune osservazioni su come spesso gli imprenditori sottostimino, con effetti nefasti, il problema del passaggio generazionale.

Poi abbiamo visto i limiti della legislazione italiana, per cui non si può agire in maniera pressapochista, il rischio è che tutto quello che i genitori hanno previsto in vita non sopravviva alla loro morte.

 

Vi è peraltro da dire che, fiscalmente per donazioni e successioni, l’Italia è una specie di “paradiso fiscale”:

  • per figli e coniuge l’aliquota è solo del 4%,
  • per ogni figlio e per il coniuge c’è una franchigia di 1 milione di €,
  • per le aziende si prende il valore di bilancio del patrimonio netto (senza avviamento e rivalutazioni),
  • per gli immobili si prende il valore catastale (ampiamente inferiore al corrente).

Inoltre, se si cede il “controllo” di un’azienda e il cessionario (anche i figli in comproprietà) si impegna a gestirla per almeno 5 anni, si ottiene un’esenzione totale dalle imposte di donazione.

Si tratta di una disposizione che il DLgs 346/90 ha previsto per agevolare, dal punto di vista fiscale, il passaggio generazionale delle aziende.

 

In fatto di passaggi di aziende è però ben più rilevante l’intervento che è stato portato a termine in ambito civilistico.

Con la stipula di un “Patto di Famiglia” ex Artt. 768 bis e seguenti del codice civile, se nel patrimonio del disponente è presente anche una impresa (nb: pure sotto forma di quote di una società e anche se le quote non sono maggioritarie) è possibile stipulare dei patti che, per l’azienda stessa, non sono soggetti a collazione o riduzione.

Quindi, quei patti pre mortem che sono normalmente vietati in Italia, divengono validi se il disponente ha un’impresa o delle quote societarie, cosa abbastanza plausibile e statisticamente frequente.

 

Beneficiari delle previsioni del Patto di Famiglia possono essere solo i discendenti.

Il discendente beneficiario dell’azienda deve però compensare gli altri coeredi (se questi non vi rinunziano espressamente).

Spesso però il discendente beneficiario non ha soldi per liquidare i fratelli. Accade quindi altrettanto spesso che la compensazione venga effettuata dal genitore disponente medesimo. Magari con immobili, rendite, o altro, in modo da eguagliare almeno tendenzialmente le quote donate, perché solo l’azienda è in esenzione dalla collazione, quindi il tutto deve tenere a 360°.

All’atto devono partecipare tutti i legittimari (coniuge, discendenti…), che vi devono dare accettazione esplicita. Con quell’accettazione essi rinunziano alla collazione e riduzione.

 

Quale è l’unico vero problema del patto di Famiglia? Se dopo la sua stipula sopravvengono degli altri eredi legittimari.

È il caso che sopravviene ad esempio quando mi risposo e ho altri figli, o quando ho un figlio (sapendolo o meno) fuori del matrimonio, che magari non ho denunziato agli altri familiari e fatto partecipare all’atto.

Comunque, questo discendente escluso dal Patto di Famiglia avrebbe diritto solo alla sua parte di “soldi”, ma non alla “azienda”, che quindi resterebbe nella mani dell’erede prescelto dal de cuius. Quindi almeno la volontà dell’imprenditore disponente resterebbe garantita.

 

Lascerei da parte il possibile recesso del donante per premorienza del figlio donatario dell’azienda. Caso possibile, ma infrequente, per cui l’azienda refluirebbe verso l’alto.

 

In ogni caso, anche con il Patto di Famiglia, bisogna sempre blindare il resto dei propri patrimoni con un testamento, fatto bene, assieme a qualcuno che ne sa di diritto successorio.

Non ho mai incontrato un genitore imprenditore che si sia disfatto di tutti i propri beni in vita; qualcosa resta sempre ed anche per quello ci si può accapigliare. Anche se abbiamo sistemato l’80% del patrimonio con un Patto di Famiglia super blindato, potremmo sempre assistere alla lite per il residuo 20%.

 

Spero che questa breve rassegna di tre articoli sui problemi della mancata pianificazione della successione in azienda abbia risvegliato qualche pigrizia. Dietro a ogni azienda c’è la famiglia dell’imprenditore, ma anche molte famiglie dei dipendenti. Se avrò attenzionato anche solo un paio di casi.. non sarà stato fiato sprecato.